L’addomesticamento sottende all’intero processo evoluzionistico in cui il profilo genetico, fisiologico e comportamentale di una specie viene plasmato per adattarsi ad un ambiente antropizzato. Questo fenomeno ha radici profonde che si rifanno al mutualismo, per cui la specie addomesticatrice, in cambio di risorse o servizi, crea un ambiente favorevole alla sopravvivenza e alla perpetuazione della specie addomesticata.
Tra i vari esempi di addomesticamento, la storia tra cane (Canis familiaris– C.f.) e uomo è la più nota oltreché esplicativa; la specie canina (uno dei primi, se non il primo taxon addomesticato), infatti, non solo ha sviluppato una tolleranza nei confronti dell’uomo, ma ha costruito un legame solidale ed un profondo attaccamento con quest’ultimo.
Biologia del comportamento: il processo di domesticazione del cane
Secondo numerosi studi di paleogenetica, il rapporto tra uomo e cane risale a 13.000-15.000 anni fa, quando gli uomini iniziarono a costruire i primi grandi villaggi ed i lupi si organizzarono in branchi. L’addomesticamento sembra essersi sviluppato in due fasi (teoria multifasica); una prima fase di attrazione dei canidi verso la nicchia antropica, seguita dal secondo step di integrazione all’interno di tale nicchia.
Qui la pressione selettiva esercitata dalla selezione naturale e sessuale si è sommata alla selezione, da parte dell’uomo, di specifiche caratteristiche estetiche e comportamentali, dando vita alle razze canine ad oggi conosciute.
Come affermato dagli Autori del recente lavoro, pubblicato su Genes, il processo di addomesticamento non è unicamente guidato dalla specie addomesticatrice, infatti, parte del merito è da attribuire alla capacità di adattamento del cane, che rimodellando la sua ecologia sociale e le abilità cognitive, si è differenziato dal lupo.
L’addomesticamento ha sollevato molto scalpore tra i genetisti, tra cui Dmitri Belyaev, che si è cimentato in una simulazione del processo di addomesticamento nel noto esperimento delle “volpi di Belyaev”. I suoi risultati dimostrano che gli animali domestici differiscono profondamente dai loro antenati selvatici, non solo per i tratti morfologici e fisiologici, ma anche per i comportamenti affiliativi; questi ultimi sarebbero dovuti ad una “Sindrome da addomesticamento”, ovvero alla selezione e allo sviluppo di tratti specifici associati all’addomesticamento precoce dei mammiferi (diminuzione dei livelli di cortisolo e della reattività della corteccia surrenale in Vulpes vulpes).
Secondo altri ricercatori, i cambiamenti comportamentali riconducibili alla Sindrome da addomesticamento potrebbero essere spiegati dalla pleiotropia e mediati da meccanismi che coinvolgono le creste neurali.
Le divergenze comportamentali tra cani e lupi potrebbero essere state influenzate sia dall’azione di varie molecole, tra cui ossitocina, vasopressina, arginina e altri neuropeptidi, sia dalla selezione di istinti di paura e timidezza sviluppati dai lupi a causa della lunga storia di persecuzione subita nel corso del tempo.
Gli aspetti genetici dei cani europei
Dal punto di vista genetico, le prime indagini sull’origine del Canis familiaris si basavano sullo studio del DNA mitocondriale (mtDNA), da cui è emersa una diretta discendenza dal lupo. Lo sviluppo delle tecnologie di sequenziamento ha, poi, implementato la ricerca del DNA antico (aDNA); infatti, recenti dati di paleogenomica hanno consentito la ricostruzione dei modelli di dispersione dei canidi del Pleistocene, evidenziando l’esatta posizione dei principali centri di speciazione dei cani.
L’uso di marcatori genetici uniparentali ha approfondito le conoscenze filogenetiche sull’evoluzione dei cani, rivelando la possibile esistenza di eventi di mescolanza genetica tra cani e lupi attraverso l’analisi del cromosoma Y (ChrY) ed aggiungendo ulteriori evidenze a supporto di quelle derivanti dall’analisi del mtDNA.
Infine, la penisola balcanica, quella iberica e quella italiana si sono rivelate le principali aree geografiche per studio della dinamica di domesticazione dei cani, come dimostrato dalla diffusione dell’aplogruppo A (HgA) in Europa, durante la migrazione dei contadini neolitici dal Medio Oriente. La presenza di HgA conferma una struttura genetica caratteristica dei cani europei ma, allo stesso tempo, differenziata tra l’Europa orientale (cladi B e D) e l’Europa centrale-occidentale (clade C).
Nonostante, oggi, le basi biologiche del fenomeno della domesticazione dei cani siano note, sarebbe utile aumentare tali evidenze; una conoscenza approfondita di questi processi, infatti, risulta essenziale per comprendere l’impatto degli esseri umani sulla salute dell’ecosistema globale.
Reference
Tancredi D, Cardinali I. Being a Dog: A Review of the Domestication Process. Genes (Basel). 2023 Apr 27;14(5):992. DOI: 10.3390/genes14050992