Negli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato che la maggior parte delle cellule dei tessuti animali esprime recettori per la vitamina D. Inoltre, in molte cellule vi sono enzimi in grado di convertire il metabolita circolante della vitamina D, cioè il 25(OH)D, in calcitriolo o 1,25(OH)2D (1,25 diidrossicolecalciferolo) ovvero la forma metabolicamente attiva della Vitamina D.
Molte ricerche si sono focalizzate sul ruolo che la vitamina D può avere in patologie come cancro, malattie autoimmuni, diabete mellito e malattie cardiovascolari; ma servono studi prospettici per determinare se l’integrazione alimentare di vitamina D nei cani possa avere un impatto significativo sul rischio di malattia o sugli esiti clinici del trattamento della malattia.
Le maggiori difficoltà riscontrate negli studi prospettici sull’impatto della vitamina D sulla salute dei cani sono:
- la mancanza di un limite superiore di sicurezza per la vitamina D nella dieta nei cani adulti. In tal senso, sono state descritte conseguenze negative per la salute dell’ipervitaminosi D, ma sono per lo più associate al consumo di quantità straordinarie di vitamina D;
- la presenza di variazioni sostanziali nelle risposte individuali alla vitamina D3 ingerita, cioè una maggiore integrazione alimentare di vitamina D può essere utile per alcuni cani, ma può non avere alcun effetto o addirittura essere dannosa in altri. La risposta variabile alla somministrazione orale di vitamina D3 impone, dunque, la necessità di una valutazione ripetuta dello stato di vitamina D dei cani come parte del disegno dello studio.
Integratori per aumentare i livelli di vitamina D
Le diete vengono generalmente integrate con colecalciferolo (vitamina D3) o ergocalciferolo (vitamina D2); tra le due, la vitamina D3 è quella più comunemente aggiunta agli alimenti per cani.
È stato osservato che la somministrazione orale di vitamina D3 nei cani influenza, lentamente e in modo imprevedibile, lo stato della vitamina D, come valutato dalla misurazione delle concentrazioni sieriche di 25(OH)D3. In tal senso, è importante sottolineare che lo stato di equilibrio della vitamina D si verifica solo dopo molte settimane di assunzione giornaliera di vitamina D3.
Si ipotizza che l’ingestione di 25(OH)D3 abbia un effetto più acuto sullo stato della vitamina D rispetto alla vitamina D3, perché:
- possiede una maggiore solubilità in acqua e questo ne rende l’assorbimento più facile da parte della mucosa, e meno dipendente dalla digestione e dall’assorbimento dei grassi alimentari;
- viene assorbito dal tubo digerente ed entra direttamente nel pool circolante di 25(OH)D3, mentre molti processi si verificano tra l’ingestione di vitamina D3 e il suo eventuale rilascio nel plasma dal fegato come 25(OH)D3.
I risultati dello studio
Un recente studio statunitense ha valutato la potenziale importanza di una integrazione di 25(OH)D3, nella dieta di cani sani, per lo stato della vitamina D rispetto alla vitamina D3.
A tal fine lo studio ha sottoposto:
- sei cani ad una dieta personalizzata contenente basse concentrazioni di vitamina D ed una integrazione con vitamina D2 (0,33 μg/kg0,75), più 1 delle 3 dosi di 25(OH)D3 (0, 0,23 o 0,46 μg/kg0,75) una volta al giorno per 8 settimane;
- sette cani ad una dieta personalizzata integrata con vitamina D3 o 25(OH)D3 (contenuto mirato, 3.250 U/kg e 16 μg/kg, rispettivamente, a stomaco pieno) per 10 settimane.
L’assunzione dietetica è stata monitorata, e le concentrazioni sieriche o plasmatiche dei metaboliti della vitamina D e delle variabili biochimiche sono state analizzate a tempi predeterminati.
I risultati dello studio rivelano che, in una dieta personalizzata con cibo secco, il 25(OH)D3 somministrato per via orale è circa 5 volte più potente della vitamina D3 nell’aumentare i livelli di vitamina D, come evidenziato dalle concentrazioni circolanti del metabolita 25(OH)D3. Nei cani che avevano basse concentrazioni del metabolita alla settimana 0, la quantità di 25(OH)D3 ingerita sembrava aumentare, in modo lineare, la concentrazione circolante di 25(OH)D3.
Sebbene i cani possano consumare 25(OH)D3, questo era presente in quantità irrilevanti nei 20 alimenti secchi per cani analizzati e disponibili in commercio, tanto da non influenzare lo stato della vitamina D.
Conclusioni
I risultati di questo studio forniscono una base per la valutazione dell’uso della somministrazione orale di 25(OH)D3 nei cani con stati patologici e condizioni in cui lo stato della vitamina D è basso nonostante l’adeguato apporto di vitamina D nella dieta (ad es. enteropatie croniche, malattia colestatica del fegato, malattia cutanea atopica, malattia renale cronica e linfoma).
Reference
Backus RC, Foster LR. Investigation of the effects of dietary supplementation with 25-hydroxyvitamin D3 and vitamin D3 on indicators of vitamin D status in healthy dogs. Am J Vet Res. 2021 Sep;82(9):722-736. DOI: 10.2460/ajvr.82.9.722