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L’obesità nel cane: cause e rimedi

In questo articolo

L'obesità è un problema che colpisce il 25% dei cani nei paesi occidentali, con diverse possibili cause. La consulenza veterinaria è essenziale per gestire questa condizione.

L’eccessivo aumento di peso dei quattrozampe è un problema in crescita: si stima che, nei Paesi occidentali, colpisca circa il 25 per cento dei cani di cui si occupano i veterinari.

Si parla di obesità quando il cane ha un aumento di peso ponderale superiore del 15-20 per cento rispetto al suo peso forma, in base a razza ed età. Ma ci sono animali che vanno anche oltre il 40 per cento. Una misura empirica per capire se c’è qualche chilo di troppo e valutare la necessità di eventuali rimedi consiste nel palpargli i fianchi a livello delle costole, dove c’è uno strato di grasso: nei cani di piccola taglia, circa mezzo centimetro, un centimetro in quelli grandi. Se le costole “non si sentono” sotto le dita, il cane è sovrappeso o con una obesità iniziale. Non è un evento raro, soprattutto per i quattrozampe che vivono per lo più in appartamento: occorre quindi prestare attenzione sempre all’equilibrio tra il cibo ingerito – e alla sua qualità – e l’energia consumata.

Se l’aumento di peso è, tra i sintomi dell’obesità canina, il più evidente, si possono manifestare anche difficoltà di movimento e respiratorie (facilità all’affanno), squilibri a carico dell’apparato digerente (stitichezza, flatulenze) e possono insorgere diabete e problemi cardiaci. In generale, l’animale sovrappeso od obeso è più soggetto a infezioni e più a rischio di patologie. Tra le conseguenze, ci sono risvolti anche sul suo “carattere”: il cane tende a impigrirsi, ad avere meno energia e poca voglia di giocare e correre.

Ulteriore conseguenza, grave: l’obesità riduce l’aspettativa di vita del cane, anche fino a due anni.

Perché un cane ingrassa? 

Le cause sono molteplici, ma individuarle nel caso specifico è il primo passo per affrontare in modo corretto il sovrappeso e aiutarlo a recuperare salute e benessere. Troppi snack e cibo in eccesso rispetto all’energia consumata con l’attività fisica, per cominciare. I cani che vivono in città ed escono meno di due ore al giorno da casa, magari sempre la guinzaglio, soprattutto di taglia piccola, hanno alti rischi di ingrassare.  

La razza dell’animale ha un ruolo chiave: tra gli altri, carlino, beagle, labrador, cavalier king charles spaniel e golden retriever sono predisposti all’aumento di peso. Uno studio abbastanza recente, per esempio, ha rilevato che il labrador possiede un vero e proprio gene della golosità (non a caso collegato al fatto che è un cane “da freddo”, ma in contemporanea ha un fabbisogno energetico di circa il 20 percento in meno rispetto a un cane da caccia dello stesso peso).

I kg in più si accumulano nel tempo: nel cane che invecchia il metabolismo si riduce, e quindi l’attenzione al cibo deve essere massima quanto più è anziano. Ma non solo: un cucciolo che mangia troppo durante la crescita sarà più facilmente a rischio di obesità da adulto, e quindi l’infanzia è il momento della prevenzione, come accade negli esseri umani. 

Lo stesso fa la sterilizzazione: se le femmine hanno un rischio doppio di ingrassare rispecchio ai maschi, la sterilizzazione triplica il rischio in entrambi i sessi. Di conseguenza, il padrone deve ridurre proporzionalmente la quantità di cibo che gli somministra: non tutti i cani – e alcuni sono molto golosi – sono in grado di autoregolarsi e quindi mangiano quanto che trovano nella ciotola.

È anche possibile che il cibo sia una sorta di compensazione per un disagio psicologico, causato dalle condizioni quotidiane: il dover vivere in un appartamento piccolo, uscire poco all’aperto o avvertire stress e tensioni nel padrone, sono situazioni che possono indurre un disturbo del comportamento alimentare. Viceversa, se il proprietario ritiene di avere un cane “buongustaio” il rischio che ingrassi triplica, rispetto a un padrone privo di questa convinzione. E le abitudini sane devono essere inculcate fin dall’età più tenera.

Altra causa comune dell’aumento di peso è uno squilibrio ormonale, provocato per esempio da ipotiroidismo o, nei cani di mezza età, dalla sindrome di Cushing, che causa una eccessiva produzione di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali.

Anche alcuni farmaci possono essere chiamati in gioco, perché favoriscono la ritenzione idrica e l’aumento dell’appetito, come per esempio i corticosteroidi e gli antiepilettici.

Secondo una rilevazione di una catena di cliniche veterinarie in Usa, chi possiede un cane obeso spende il 17 per cento in più per le visite e il 25 per cento in più in farmaci di chi possiede un cane normopeso. Il motivo è da ricercare in un aumento del rischio di patologie, come: 

  • problemi articolari, con la degenerazione delle cartilagini e artrosi
  • pieghe cutanee che favoriscono macerazione e infezioni
  • diabete mellito
  • infezioni urinarie, calcoli, cistite. 

A questi disturbi possono aggiungersi problemi comportamentali, come maggiore aggressività dovuta alla sregolazione del senso di sazietà.

Cosa fare

Una dieta squilibrata e poca attività fisica sono i due aspetti da correggere per ripristinare la buona salute del cane. Alimenti troppo ricchi di zuccheri favoriscono l’aumento di peso e ne impediscono la perdita; lo stesso fanno cibi umidi e crocchette contenenti proteine e grassi animali o vegetali che non siano di qualità e inadatti alla nutrizione del cane, così come cibi industriali che abbondano di appetizzanti chimici e insaporitori artificiali, che oltre ad “anestetizzare” il naturale senso di sazietà del cane e a non fornirgli la giusta quantità di energia (perché queste sostanze sono usate anche per compensare la povertà di nutrienti), spesso inducono il quattrozampe a mangiare eccessivamente  per soddisfare i suoi bisogni, favorendo anche un generale stato infiammatorio dell’organismo che aumenta la vulnerabilità alle malattie.

Aiutare il cane a perdere peso è necessario: la razione di cibo va diminuita in modo proporzionale al peso da perdere, seguendo le indicazioni del veterinario, che terranno conto della razza, dell’età del quattrozampe e anche di una eventuale perdita di peso troppo rapida, col rischio di andare addirittura sottopeso. Il veterinario vi aiuterà anche a scegliere gli alimenti migliori perché durante la dieta dimagrante l’animale non diventi aggressivo e ingestibile per la fame o perché esposto a carenze nutrizionali. 

Attenzione al fai-da-te: può essere inutile o addirittura dannoso per la sua salute. Per esempio, ridurre la carne e somministrargli pappa casalinga a base di verdure che, in generale, non sono adatte per il cane e possono causare irritazioni croniche a carico dell’apparato intestinale, con diarrea, vomito biliare e gastriti. Alcuni ortaggi – come patate, zucchine, pomodori, lenticchie, ceci, piselli, fagioli – sono tossici e possono causare pancreatiti, dermatiti, danni epatici, cardiopatie, paralisi progressive del treno posteriore. 

Se il veterinario ritiene necessario aumentare l’apporto di fibre alimentari nella dieta, a sua discrezione potrebbe anche consigliare l’utilizzo di prodotti ad hoc.

Attenzione anche agli alimenti light, ossia con un apporto ridotto di proteine e grassi animali, compensati però da un aumento degli zuccheri, attraverso ingredienti a base di cereali o vegetali. Con questi alimenti, oltre ai problemi infiammatori di cui già si è detto, il rischio di superare la soglia del 33 per cento di glucidi raccomandati nella dieta è molto alto, continuando a favorire l’obesità, il rischio di diabete e di infezioni urinarie. Anche la riduzione dell’apporto proteico al di sotto della soglia ottimale per l’alimentazione di un carnivoro è sconsigliabile, per il rischio di perdita di massa magra.

È opportuno quindi puntare su alimenti di qualità: se l’etichetta non è chiara sulla composizione, meglio chiedere consigli al veterinario. Vanno eliminati i cibi vegetali e quelli ricchi di grassi e proteine animali ricavate da ingredienti di bassa qualità, verificando che il cibo sia cotto a bassa temperatura (per evitare la formazione di composti tossici). Il veterinario può consigliare anche la somministrazione di prodotti che possono aiutare a ridurre l’accumulo di grasso, a base per esempio di acido linoleico coniugato

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