Le alterazioni del microbiota nelle malattie gastrointestinali del cane e del gatto

Le malattie gastrointestinali acute e croniche si accompagnano ad alterazioni del microbiota. Un articolo pubblicato su Veterinary Clinics of North America: Small Animal Practice fornisce una panoramica sul tema che comporta diverse ricadute sulla pratica clinica.

Pubblicato il
, diSilvano Marini

Un articolo pubblicato sulla rivista Veterinary Clinics of North America: Small Animal Practice fa il punto sulle più recenti acquisizioni in questo campo e fornisce una panoramica sul tema che comporta diverse ricadute sulla pratica clinica

Anche nel cane e nel gatto le malattie gastrointestinali acute e croniche si accompagnano a una serie di alterazioni del microbiota e comprendere l’andamento fisiopatologico dei vari tipi di disbiosi può condurre all’individuazione di trattamenti più efficaci. Firmato da due autori della Ludwig Maximilian University di Monaco e della Texas A&M University, un articolo pubblicato sulla rivista Veterinary Clinics of North America: Small Animal Practice fa il punto sulle più recenti acquisizioni in questo campo e fornisce una panoramica sul tema che comporta diverse ricadute sulla pratica clinica.

I tipi di disbiosi e le sue conseguenze

Dopo aver ricordato i molteplici ruoli che il microbiota intestinale interpreta nel mantenimento della salute dell’organismo, gli autori sottolineano che le alterazioni della flora intestinale possono manifestarsi sotto forma di cambiamenti delle specie batteriche che albergano nel lume intestinale (disbiosi luminale) o di quelle che aderiscono alla mucosa (disbiosi mucosale), con modificazioni della loro quantità, assoluta o relativa, con anomalie funzionali che vanno ad alterare le azioni fisiologiche del microbiota.

Le cause di disbiosi sono molteplici e le conseguenze possono essere significative: le alterazioni del microbiota fisiologico comprendono infatti l’indebolimento e la rottura della barriera intestinale, aprendo la strada a patogeni, tossine e antigeni d’origine alimentare. A risentirne è anche il sistema immunitario, con il conseguente sviluppo di processi pro-infiammatori, mentre i livelli dei metaboliti prodotti dai batteri si modificano, condizionando importanti attività metaboliche come la conversione degli acidi biliari: il microbiota con carenza di C. hiranonis, per esempio, non è più in grado di svolgere questo compito e gli acidi biliari primari si concentrano nel colon causando diarrea. 

Le forme di disbiosi nella diarrea acuta e cronica

Ribadito che la maggioranza dei cani e dei gatti con malattia gastrointestinale presenta una concomitante disbiosi intestinale, gli autori entrano nel vivo dell’argomento e descrivono le specifiche modificazioni del microbiota che accompagnano le diverse forme di diarrea acuta e cronica, sottolineando quali sono le più recenti acquisizioni in questo campo, come per esempio l’individuazione in un ceppo di C. perfringens di tipo A della tossina NetF, che presenta una prevalenza del 45-100% nel microbiota dei cani con diarrea emorragica e che per il suo elevato potenziale citotossico può condurre a grave necrosi intestinale.

Dalla valutazione del microbiota al trattamento

L’articolo passa poi in rassegna i metodi di valutazione del microbiota, dai metodi molecolari al sequenziamento del gene 16S rRNA, al targeting genico con PCR. Viene descritto più nel dettaglio l’indice di disbiosi, che misura l’abbondanza nelle feci di sette taxa batterici – Faecalibacterium, Turicibacter, Streptococcus, E. coli, Blautia, Fusobacterium, C. hiranonis – e l’abbondanza batterica totale, fornendo un dato che riflette l’entità della disbiosi (valori >2 indicano un’alterazione del microbiota). L’ibridazione fluorescente in situ (FISH), invece, fornisce informazioni anche sulla localizzazione dei batteri e rappresenta il metodo di valutazione più appropriato per la diagnosi nel cane di colite granulomatosa causata da E. coli invasiva.

Riguardo al ripristino del microbiota fisiologico, l’articolo descrive i meccanismi d’azione di prebiotici, probiotici e antibiotici, sottolineando comunque che bisogna sempre tenere nel debito conto la patologia in gioco. Nel caso soprattutto delle malattie gastrointestinali croniche d’origine infiammatoria, infatti, è sempre necessario intervenire sulla flogosi e la modulazione del microbiota è da considerare un trattamento aggiuntivo

Qualsiasi sia la terapia adottata, l’intervento dietetico è sempre fondamentale. Una dieta ad alta digeribilità riduce l’eventualità che a livello intestinale si formino substrati che favoriscono la proliferazione anomala dei batteri. Nell’enteropatia cronica, inoltre, una dieta a base di proteine idrolizzate consente di ridurre la risposta infiammatoria, che rappresenta uno dei principali moventi di disbiosi. In molti casi di enteropatia responsiva alla dieta, questo approccio consente di ottenere un miglioramento graduale dell’infiammazione mucosale e la riduzione della disbiosi nel giro di di qualche mese.

Reference

Ziese AL, Suchodolski JS. Impact of Changes in Gastrointestinal Microbiota in Canine and Feline Digestive Diseases. Vet Clin North Am Small Anim Pract. 2021;51(1):155-169.

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