Un’approfondita review statunitense pubblicata sulla rivista Frontiers in Microbiology affronta il tema alla luce degli studi in letteratura e descrive le prospettive di quella che potrebbe rivelarsi a tutti gli effetti una terapia nutrizionale per una serie di malattie
Se le continue acquisizioni sul microbiota gastrointestinale attestano che si tratta di un vero e proprio organo metabolicamente attivo strettamente legato alla salute dell’ospite, gli studi sul tema si stanno rivelando un campo di ricerca promettente anche in ambito veterinario. Per quanto tuttora in evoluzione, si tratta infatti di un filone che, soprattutto in prospettiva, comporta anche importanti implicazioni pratiche. Attraverso le opportune modificazioni della dieta è infatti possibile correggere eventuali anomalie dell’assetto del microbiota e mettere in pratica quella che si può considerare a tutti gli effetti una terapia nutrizionale per una serie di forme patologiche.
Ad affrontare l’impatto del cibo sulla composizione del microbiota nel gatto e nel cane è un’approfondita e dettagliata review statunitense pubblicata sulla rivista Frontiers in Microbiology, che descrive e ipotizza nuove strade per migliorare la salute dei più diffusi animali da compagnia.
Assetto del microbiota e composizione della dieta
Oggetto della review è il microbiota gastrointestinale, che presenta un assetto qualitativamente e quantitativamente differente nei vari distretti del tratto digestivo, dal cavo orale all’esofago, allo stomaco e ai diversi tratti dell’intestino. Gli autori spiegano che, a differenza dell’uomo, i gatti e i cani non fanno affidamento sul microbiota per le loro esigenze energetiche. In risposta alle sue richieste nutrizionali, per esempio, il gatto domestico necessita di cibi a elevato contenuto proteico e utilizza ridotte quantità di glucosio. Il cane, invece, è più onnivoro ed è in grado di digerire, assorbire e metabolizzare quantità più elevate di carboidrati. In termini generali, la composizione del microbiota è simile, ma alcuni studi hanno messo in evidenza che nel gatto sono presenti una diversità più elevata e una diversa composizione della componente fungina. Le proporzioni tra i diversi phyla microbici possono variare anche in base alla razza e all’età, che sono fattori non modificabili, ma queste differenze sono in buona parte attribuibili all’adattamento del microbiota alla dieta, che rappresenta invece un fattore modificabile.
Assetto della flora batterica e forme patologiche
In effetti, il substrato fondamentale del microbiota è rappresentato dal cibo, che interpreta un ruolo determinante nella composizione e nell’azione metabolica della flora batterica commensale. Da parte sua, il microbiota agevola l’assorbimento delle sostanze nutritive e la produzione di postbiotici, composti di derivazione batterica che influenzano la salute dell’organismo. Appare dunque chiaro che attraverso la scelta del cibo, ai proprietari di cani e di gatti spetta un ruolo cruciale nell’appropriata composizione del microbiota del proprio animale da compagnia. Ma se i cibi per gli animali da compagnia sono formulati per comprendere le classiche sostanze nutritive – carboidrati, proteine e grassi –sempre più spesso includono anche ingredienti come i prebiotici e i probiotici, indirizzati in modo specifico a influenzare il microbiota e le sue molteplici funzioni. Evidenze crescenti, infatti, suggeriscono che, attraverso le modificazioni che esercitano a livello del microbiota, i componenti della dieta si riflettano non solo sulla tendenza a sviluppare patologie gastrointestinali, ma anche allergie, problemi di salute orale, obesità, diabete e malattie renali.
Ogni malattia altera la flora batterica in modo specifico
Approfondito il rapporto tra la composizione del microbiota e diverse forme patologiche, la review passa in rassegna le acquisizioni sulla possibilità di modificare la composizione quali-quantitativa della flora batterica commensale per modificarne le funzioni metaboliche a scopo terapeutico. Dato che ognuna delle forme patologiche che coinvolgono il microbiota si accompagna a specifiche alterazioni della flora batterica, gli autori sottolineano che gli interventi nutrizionali devono correggere gli squilibri associati a ogni specifica malattia. Attualmente, però, anche se la dieta del cane e del gatto può comprendere ingredienti che possono proteggere l’assetto del microbiota in generale, il loro reale impatto su base individuale resta da dettagliare e richiede ulteriori studi. L’ipotesi è che in futuro l’impiego di biomarker specifici d’origine batterica possa migliorare la diagnosi, la valutazione della progressione della malattia e la prognosi, indirizzando allo stesso tempo la scelta della terapia nutrizionale più efficace in quella determinata forma patologica.
Reference
Wernimont SM, Radosevich J, Jackson MI, et al. The Effects of Nutrition on the Gastrointestinal Microbiome of Cats and Dogs: Impact on Health and Disease. Front Microbiol. 2020;11:1266. Published 2020 Jun 25. doi:10.3389/fmicb.2020.01266