NUTRIZIONE INFIAMMAZIONE MICROBIOTA INTESTINALE

Dieta ricca di fibre nel cane con diarrea acuta

Gli effetti delle fibre miste sulla diarrea acuta che origina nell’intestino crasso al centro di uno studio pubblicato sul Journal of Veterinary Internal Medicine

Pubblicato il
, diSilvano Marini

Spesso riconducibile all’infestazione da parassiti come il Trichuris vulpis o allo stress che conduce alla proliferazione di Clostridium perfringens e alla produzione di enterotossine, la diarrea acuta che origina nell’intestino crasso è un sintomo comune tra i cani che vivono in canile. 

In genere, di fronte a un’enterite si ritiene sia indicata una dieta ricca di fibre, ma la tipologia delle fibre e il giusto equilibrio tra fibre con diverse caratteristiche rappresentano altrettanti aspetti da non sottovalutare. 

Non tutte le fibre, infatti, producono gli stessi effetti a carico delle feci. Quelle insolubili, per esempio, assorbono l’acqua delle feci liquide aumentando la massa e la consistenza fecale e vengono comunemente utilizzate nei casi di diarrea, mentre quelle solubili hanno un effetto osmotico e attirano l’acqua nel lume, rendendo le feci più liquide. 

Entrambe incrementano la massa fecale, ma molte fibre solubili sono fermentabili da parte della popolazione microbica e possono agire da prebiotici, andando ad alimentare la produzione di acidi grassi a catena corta, che rappresentano una fonte energetica per i colonociti.

In ogni caso, se i possibili benefici delle diverse fibre dietetiche sono stati approfonditi da numerosi studi condotti su cani affetti da colite cronica, in letteratura non ci sono altrettanti riscontri riguardanti la colite acuta degli animali ospitati nei canili e mancano specifici trial che mettano alla prova in questa indicazione il cibo disponibile commercialmente.

Mix di fibre solubili e insolubili

Alla Colorado State University di Fort Collins, su un gruppo di cani con colite acuta ospitati in canile è stato quindi condotto un trial randomizzato che ha approfondito gli effetti di un apposito petfood commerciale con un’elevata concentrazione di fibre solubili e insolubili rispetto a un prodotto analogo, con un contenuto standard di fibre.

Nel lavoro sono stati coinvolti 22 cani che presentavano diarrea acuta originata nell’intestino crasso e al termine dello studio è emerso che tutti gli animali alimentati con la dieta ad alto tenore di fibre presentavano una significativa riduzione dei sintomi (fecal score < 5), con un vantaggio significativo (P <0,04) rispetto agli animali che avevano assunto l’alimento standard (6 su 11; 55%; 95% CI: 23-83). 

La proporzione di feci caratterizzate da un fecal score > 4 era inoltre più elevata (P = 0,0001) nel gruppo alimentato con dieta standard (29 campioni su 48; 60%; 95% CI: 45-74) rispetto al gruppo che ha assunto il petfood ad alto contenuto di fibre (8 campioni su 50; 16%; 95% CI: 7-29). 

Con il probiotico si interviene anche sul microbiota

Nello studio viene sottolineato che la differenza più evidente tra le due diete era rappresentata dalle concentrazioni di fibre solubili e insolubili, che nel petfood ad alto tenore di fibre erano rispettivamente 7,6 e 2,8 volte più elevate e proprio a questo fattore sarebbero da ricondurre i risultati, confermando l’utilità di questo genere di approccio nei casi di diarrea acuta a origine nell’intestino crasso. 

Viene anche ipotizzato un effetto a carico del microbiota: come da protocollo del canile, a tutti i cani con diarrea è stato infatti somministrato metronidazolo, che con l’aggiunta del probiotico Enterococcus faecium SF68 migliora il punteggio clinico nei casi di diarrea originata nel crasso rispetto al trattamento con il solo antimicrobico. L’approccio probiotico, inoltre, consente di ottenere risultati migliori anche nei casi di enterite emorragica in cui si sospetti il coinvolgimento del C. perfringens.

Reference

Reference: Lappin MR, Zug A, Hovenga C, Gagne J, Cross E. Efficacy of feeding a diet containing a high concentration of mixed fiber sources for management of acute large bowel diarrhea in dogs in shelters. J Vet Intern Med. 2022;36(2):488-492. doi:10.1111/jvim.16360

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