Studiare la dermatite atopica nei cani sembrerebbe essere un modello valido e trasferibile per capirne le dinamiche nell’uomo. Le caratteristiche fisiopatologiche, la risposta alla terapia antibiotica e le alterazioni del profilo microbico cutaneo hanno infatti mostrato notevoli analogie.
È quanto affermano Domenico Santoro e Aline Rodrigues Hoffmann in un commentario di recente pubblicazione su Journal of Investigative Dermatology dove sono state riassunte le principali evidenze a sostegno dell’utilizzo di modelli canini per lo studio di questa patologia. Vediamone i punti principali.
Grazie alle recenti tecniche di indagine genomica avanzata, il microbioma cutaneo ha sempre meno segreti.
Ben nota è infatti la composizione batterica tipica dei microorganismi che popolano la nostra pelle come del resto la loro inter- e intra-variabilità tra diverse parti del corpo ad esempio. Confermate sono poi le sue alterazioni in caso di patologie, dermatite atopica (DA) inclusa.
In parallelo aumento sono anche le conoscenze in ambito veterinario. La cute dei cani ad esempio ha mostrato un microbiota del tutto simile per caratteristiche compositive, di risposta al trattamento e in situazioni di malattia.
Dermatite atopica e microbiota cutaneo
Ecco perché.
- i cani sono naturalmente colpiti da DA con analogie cliniche e immunologiche rispetto all’uomo
- durante la fase attiva di malattia si registra un aumento del genere Staphylococcus in entrambi i casi. Tuttavia, mentre nei cani l’aggravarsi della patologia è da attribuire a S. pseudintermedius e, in, nell’uomo (bambini soprattutto) è collegata a S. aureus. Sia nei cani sia nell’uomo è stato però dimostrato un coinvolgimento, seppur in misura minore di Corynebacterium
- in presenza di DA, sia nell’uomo sia nei cani la diversità del microbiota cutaneo in quella zona diminuisce. Differenze significative con i controlli sono infatti state registrate da Bradley et al. (2016). La terapia antibiotica ha tuttavia dimostrato di ripristinare l’equilibrio di partenza aumentando la diversità generale e riducendo l’abbondanza di Staphylococcus spp. La soluzione è però temporanea con un nuovo decremento di diversità nei cani con AD una volta sospeso il trattamento. Alterata inoltre la funzionalità della barriera epidermica con riduzione dei livelli di acqua trans-epidermici. Differenze anche nel pH cutaneo rispetto ai controlli
- caratteristiche patologiche analoghe sono state registrate su bambini con AD da Kong et al. (2012). Ridotta si è infatti dimostrata la diversità del microbioma con, di contro, un marcato incremento di specie correlate alla malattia, S. aureus in primis. In seguito a trattamento intermittente con anti-infiammatori o antibiotici (per via orale o topica), la diversità ha mostrato valori simili ai controlli con ridotti livelli di Staphylococcus spp. e Corynebacterium
In generale, la correlazione tra dermatite atopica e disbiosi cutanea si è dimostrata forte sia nell’uomo sia nei cani.
Se questa ne sia una causa o una conseguenza rimane tuttavia da dimostrare. Approfondimenti sono necessari anche nella relazione tra la patologia e la risposta immunitaria innata, alterata anche in questo caso in entrambe le specie.