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Sport con il cane: l’impatto sull’allevamento 

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Se le discipline cinofile hanno un influsso positivo sul benessere psicofisico dei singoli soggetti praticanti (uomo e animale), quali potrebbero essere gli effetti sull’allevamento delle razze canine coinvolte?

Non ci stancheremo mai di ricordare quanto gli sport cinofili siano attività assolutamente “democratiche”, oggi aperte a qualsiasi soggetto canino, anche a quelli meticci. Come, però, abbiamo già visto in precedenza, in particolare in alcune discipline strettamente “attitudinali” si riscontrano con maggiore probabilità migliori performance da parte di individui di una tale razza o, quanto meno, tipologia di cane. Questo determina, soprattutto nell’ambito di un’utenza più specializzata e agonisticamente più ambiziosa, non solo scelte ponderate nei confronti di una specifica razza, ma anche richieste precise e alte aspettative nei confronti degli allevatori. Come è lampante l’effetto positivo dell’attività in binomio per entrambi i soggetti coinvolti – sia l’uomo che il cane –, potremmo dunque riscontrare interessanti influssi del fenomeno anche in ambito zootecnico.

Lo sport vuole funzionalità 

Concentrandoci sulle discipline con maggiori richieste fisiche nei confronti del cane, è ovvio che, ricercando la performance, la domanda dell’utenza sportiva sia quella di soggetti adatti, figli di individui sani. Anche in assenza di test per verificare la presenza di eventuali malattie incompatibili con le migliori prestazioni, sarà la stessa attività sportiva a fare da selezione: inevitabilmente, dunque, nei circuiti sportivi gareggeranno ad alti livelli i soggetti più performanti che, presumibilmente, dovrebbero anche essere tra quelli più sani. A questa “selezione naturale” effettuata dall’impatto dello sforzo sul fisico – lo sostiene adeguatamente solo chi ha quello più prestante – si somma quella allevatoriale, in cui giocano un ruolo importante anche le indagini cliniche sui futuri riproduttori.

Cultura della salute

Il movimento si adegua alle richieste e lo fa in modo sempre più scientifico e attendibile, con la possibilità, anche attraverso accurate indagini diagnostiche, di giocare d’anticipo e programmare vere e proprie cucciolate di futuri soggetti più adatti allo sport. Dalle radiografie di anche, spalle e gomiti a quelle della colonna vertebrale, fino a test genetici approfonditi, per tali programmi allevatoriali, dunque per avere figli sani, si mette necessariamente in riproduzioni solo genitori sani. Si diffonde inevitabilmente una nuova cultura della salute, per cui chi vuole un futuro cane (sano) sportivo pretende determinati accertamenti veterinari nei riproduttori. A un tale maggiore target di qualità in termini di salute dovrebbero, per non sfigurare, adeguarsi (quanto meno in parte) tutti i migliori allevatori, anche di soggetti non sportivi; inutile dire che la razza in toto ne gioverebbe. Tenuto poi conto che nella performance atletica gioca un ruolo importantissimo anche la sfera mentale come, ad esempio, nella soglia di attenzione, nella motivazione e nella gestione delle emozioni – “allenabili”, sì, ma anche trasmesse geneticamente – va da sé che l’obiettivo di generare un cane adulto sportivo vincente grazie anche alle sue qualità psichiche, richiederà l’accoppiamento di genitori non solo in salute, ma anche dalle indiscutibili doti caratteriali. 

Linee da bellezza e linee da lavoro

La richiesta di cani adatti allo sport porterà a potenziare interessanti linee da lavoro a cui poter attingere per ottenere soggetti, da incrociare con quelli di linee da bellezza, attraverso cui attenuare alcune caratteristiche fenotipiche esasperate nei graduali processi di maltrattamento genetico degli ultimi decenni. Immaginiamo di essere degli estimatori del Pastore tedesco e di voler praticare proprio con un esemplare di questa razza l’Agility o la corsa con il cane: non sceglieremmo di sicuro un soggetto da ring, con le vertiginose geometrie tipiche della colonna vertebrale che avrebbe se dovesse (oggi) vincere un titolo di bellezza. Ci orienteremmo piuttosto verso una linea con caratteristiche fisiche più funzionali. La nostra e l’altrui domanda stimolerebbe l’offerta anche in tale direzione e, in un auspicabile futuro di nuovi soggetti dalla “schiena dritta”, anche il pubblico meno specializzato potrebbe riscoprire la bellezza originaria di tale razza, pilotando magari verso un’inversione di rotta del mercato, almeno parziale.

Ma non solo

Come abbiamo visto, le attività che l’essere umano svolge assieme al cane, nel corso del tempo hanno plasmato le razze così come le conosciamo oggi. E molto probabile che la diffusione degli sport cinofili, il sempre crescente numero di praticanti e le performance sportive sempre più elevate, possano avere un impatto sull’allevamento al punto di vedere nascere nuove razze. Il rapporto fra la selezione artificiale e lo sport è un tema estremamente delicato che necessità di studi scientifici a supporto e, soprattutto, un monitoraggio costante degli obiettivi e degli standard al fine di garantire che il benessere psicofisico degli animali sia sempre al centro di queste attività.


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