Anche il cane, come l’essere umano, può soffrire di dolori e bruciori di stomaco a causa del reflusso gastroesofageo. Più diffusa tra gli animali da compagnia di quanto si ritenesse fino a qualche anno fa, questa patologia, che più propriamente andrebbe chiamata malattia da reflusso gastroesofageo, è un disturbo del sistema digestivo causato dal malfunzionamento della valvola che separa lo stomaco dall’esofago.
Lo sfintere gastroesofageo (questo è il nome della valvola) regola, infatti, il passaggio del cibo deglutito dall’esofago allo stomaco, e impedisce che il contenuto dello stomaco possa fare il percorso inverso, risalendo verso la bocca. Per la verità, è normale che, anche più volte al giorno, piccole quantità di contenuto gastrico fuoriescano verso l’esofago, negli uomini come nei cani. Ma in condizioni di salute, la saliva deglutita neutralizza l’acidità di queste sostanze: questo tipo di reflusso fisiologico è innocuo e non causa alcun problema.
Quando però aumenta la frequenza del reflusso gastrico e il disturbo diventa cronico, le mucose che ricoprono la superficie interna dell’esofago vengono danneggiate dall’esposizione costante alle sostanze acide e si manifestano i disturbi della malattia da reflusso gastroesofageo. Nel lungo termine possono insorgere un’infiammazione dell’esofago (esofagite) e anche altre complicanze.
Quali sono le cause di questo disturbo?
Le cause del reflusso gastroesofageo nel cane possono essere molte. Le principali comprendono:
• disturbi digestivi che comportano difficoltà e rallentamenti nello svuotamento dello stomaco, e infiammazioni come la gastrite
• una riduzione della funzionalità dello sfintere provocata dall’anestesia somministrata per un intervento chirurgico
• l’ernia iatale, che si forma quando una parte dello stomaco penetra nella cavità toracica attraverso il diaframma, creando una sacca che può interferire con il meccanismo di chiusura dello sfintere. Piuttosto rara nei cani, e perlopiù presente fin dalla nascita
• il vomito cronico, un disturbo che comporta attacchi di vomito continui o intermittenti nell’arco di più giorni. Il passaggio continuo di sostanze acide può indebolire l’esofago e avere conseguenze anche sulla valvola.
Sono noti anche alcuni fattori di rischio per il reflusso gastroesofageo:
• il cucciolo ha maggiori possibilità di sviluppare la malattia rispetto a un cane anziano, perché lo sfintere esofageo fino a circa 12 mesi di vita non si è ancora completamente sviluppato e la muscolatura è meno resistente
• l’obesità può favorire l’insorgere del reflusso, perché il grasso addominale preme sullo stomaco e sullo sfintere gastroesofageo
• alcune razze sono più predisposte a questa malattia, in particolare quelle che presentano il muso schiacciato (brachicefale), come boxer, carlini, pechinesi e così via.
Come riconoscere i segni del reflusso gastroesofageo?
Il segnale più diffuso del reflusso gastrico è il dolore e il bruciore di stomaco, così come il rigurgito acido in bocca. I cani, naturalmente, non possono manifestare in modo chiaro e univoco questi sintomi, quindi occorre fare attenzione a eventuali comportamenti che sono causati da questa condizione.
I campanelli d’allarme che possono rendere opportuno consultare il veterinario comprendono:
• le difficoltà di deglutizione: il cane fa fatica a inghiottire i bocconi, uggiola e si lamenta mentre mangia, oppure allunga la testa ed estende il collo per agevolare la deglutizione
• tosse persistente: il dolore e l’infiammazione dell’esofago causati dalla malattia da rigurgito gastroesofageo possono provocare una tosse secca persistente
• diminuzione dell’appetito: il cane non mangia volentieri, interrompe il pasto dopo pochi bocconi, o si allontana dalla ciotola senza aver mangiato. Alla lunga questo comportamento induce una perdita di peso
• rigurgito, soprattutto dopo che il cane è rimasto sdraiato a lungo, o episodi di vomito subito dopo aver mangiato o anche qualche ora dopo
• aumento della salivazione e leccate frequenti
• irrequietezza o apatia
• cambiamenti del tono delle vocalizzazioni.
Il cane non può esprimere a parole il proprio disagio né dare indicazioni precise su dove provi dolore e con quale frequenza. Ha una grande importanza, quindi, osservare il proprio animale per cogliere le modifiche del comportamento e della postura che possono dare indicazioni al veterinario sulla natura del disturbo.
La valutazione dei sintomi può aiutare il veterinario a fare la diagnosi di reflusso gastroesofageo, ma sono necessari generalmente anche altri test diagnostici, in particolare un’endoscopia gastroesofagea, esame effettuato attraverso l’introduzione di un piccolo tubo dotato di telecamera nell’esofago, che permette di osservare gli eventuali danni ai tessuti prodotti dall’esposizione all’acido.
Che cosa è bene sapere se il proprio cane ha il reflusso gastroesofageo?
Il primo e fondamentale compito del proprietario del cane a cui è stato diagnosticato il reflusso gastroesofageo è quello di seguire scrupolosamente le indicazioni del veterinario per il trattamento terapeutico. I farmaci eventualmente prescritti devono essere somministrati nei modi e nei tempi indicati, ed eventuali effetti collaterali o disturbi insorti in concomitanza con la terapia devono essere comunicati prontamente allo specialista, che può modificare eventualmente i trattamenti o cambiare le cure o la gestione della dieta dell’animale.
Fare affidamento su rimedi naturali, modificare l’alimentazione del cane o somministrargli un integratore alimentare senza averne parlato con il veterinario può avere effetti nocivi sulla salute dell’animale. I suggerimenti pratici dei medici per la gestione domiciliare del disturbo prevedono generalmente anche dei consigli alimentari, perché la dieta può aiutare a ridurre i sintomi del reflusso gastroesofageo, e se necessario la somministrazione di prodotti che favoriscano il normale funzionamento del tratto gastroesofageo, a base per esempio di gomma di guar.
Le diete consigliate sono generalmente a basso contenuto di grassi, perché la digestione di questo tipo di nutrienti ritarda lo svuotamento dello stomaco e abbassa la pressione dello sfintere gastroesofageo, facilitando il reflusso. Può essere data indicazione anche di ridurre le proteine, la cui digestione stimola un aumento della produzione di acidi gastrici.
Un altro fattore importante da tenere in considerazione è la distribuzione dei pasti nel corso del giorno. È opportuno suddividere il cibo della giornata in più spuntini invece che in uno o due pasti sostanziosi, per ridurre la dilatazione dello stomaco e la pressione sullo sfintere. Si sconsiglia, inoltre, di dare da mangiare al cane la sera tardi, perché accucciarsi per dormire non agevola la digestione. Inoltre, durante il sonno si allenta la pressione dei muscoli dello sfintere e questo agevola il passaggio del contenuto dello stomaco nell’esofago.
In alcuni casi il veterinario può consigliare un’alimentazione con alimenti umidi, eliminando dalla dieta le crocchette, oppure può suggerire di ammorbidire i cibi secchi con acqua prima di servirli al cane. Il cibo morbido, infatti, allevia il carico di lavoro iniziale degli enzimi digestivi, e passa più facilmente attraverso un esofago irritato e infiammato dal reflusso gastrico.
Può essere necessaria anche una maggiore attenzione all’igiene orale del cane con reflusso. I rigurgiti acidi a lungo andare possono avere conseguenze anche sulla salute del cavo orale, danneggiando lo smalto dei denti e infiammando le gengive.
Fonti
Hall JA, Washabau RJ. Diagnosis and treatment of gastric motility disorders. Vet Clin North Am Small Anim Pract. 1999 Mar;29(2):377-95. PMID: 10202795.
VCA animal hospital. Gastroesophageal Reflux Disease (GERD) in Non-Brachycephalic Dogs. https://vcahospitals.com/know-your-pet/gastroesophageal-reflux-disease-gerd-in-nonbrachycephalic-dogs