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Gatti al guinzaglio: pro e contro

In questo articolo

Portare il gatto al guinzaglio sì o no? Esploriamo i pro e i contro, cosa bisogna fare e cosa evitare, e impariamo a comprendere i suoi segnali in caso di disagio.

I gatti sono animali curiosi e avventurosi, e permettere anche agli animali abituati a vivere rinchiusi tra le mura domestiche di esplorare l’ambiente esterno sembra essere una buona idea per renderli felici e assecondare il loro istinto naturale. 

Ma è davvero così? La risposta a questa domanda è piuttosto controversa e il tema fa discutere veterinari, esperti del comportamento animale e associazioni per i diritti degli animali, divisi tra chi pensa che il gatto al guinzaglio sia una forzatura da evitare e tra chi pensa, invece, che sia una pratica del tutto innocua. 

È vero che alcuni gatti sembrano essere completamente a loro agio camminando di fianco ai loro padroni, mentre altri vivono queste passeggiate all’aperto con ansia e agitazione. Inoltre, camminare con un piccolo felino al guinzaglio comporta alcuni rischi sia per l’animale sia per il proprietario ed è importante comprenderli, prevenirli e sapere come reagire in caso di emergenza.

Infine, nella valutazione dei pro e dei contro bisogna considerare che le uscite al guinzaglio necessitano di un vero e proprio addestramento specifico, perché il gatto non reagisce come il cane agli stimoli e ai trigger e ha reazioni istintive poco gestibili.

Pro: aria aperta e tanto movimento

Il gatto domestico nel corso della sua evoluzione si è adattato facilmente alla vita in casa, ma non per questo non sogna la libertà degli spazi aperti e non è curioso del mondo fuori dalle mura domestiche. Odori, suoni e movimenti attirano la sua attenzione, perché il controllo sull’ambiente intorno è fondamentale in natura per la sopravvivenza. Adocchiare le prede per procacciarsi il cibo, percepire prontamente i pericoli, sfuggire dai predatori, attaccare o scappare rapidamente a seconda della situazione: di questo è fatta la vita di un felino. Se possibile, infatti, il gatto dovrebbe avere sempre libero accesso a luoghi sicuri all’aperto: un recinto sul balcone o in giardino può consentire all’animale di godersi l’aria aperta e le distrazioni dell’ambiente esterno senza correre rischi. La passeggiata al guinzaglio può essere una scelta che offre gli stessi vantaggi, sempre che il gatto sia stato addestrato e che si senta a suo agio.

Esplorare l’ambiente esterno al guinzaglio è quindi un modo per consentire al micio di vivere in pieno la sua natura in tutta sicurezza, proteggendolo nello stesso tempo dalle insidie e dai pericoli della realtà esterna: non rischia di perdersi, di essere investito da un’auto, di restare intrappolato, di essere predato da un altro animale.

Un’escursione all’esterno è anche un rimedio efficace contro la noia e un modo per sfogare le energie, e questo in alcuni casi può migliorare alcuni comportamenti problematici del gatto.

Un altro pro delle uscite a passeggio è l’attività fisica. La sedentarietà e l’inattività che la vita domestica comporta, soprattutto per quei gatti che restano sempre chiusi in casa, favoriscono il sovrappeso. Passeggiate regolari possono aiutare a prevenire l’obesità e i problemi di salute associati, aiutando il gatto a rimanere in forma e mantenere un peso sano.

Tra i benefici delle uscite al guinzaglio può esserci anche il rafforzamento del legame tra essere umano e animale: l’addestramento e la condivisione di tempo e di attività all’aperto possono aumentare la connessione tra il gatto e il suo padrone e favorire il rapporto di fiducia.

Contro: non esiste il rischio zero 

Camminare all’aperto al guinzaglio significa esporre i gatti a odori, rumori ed esperienze che possono risultare minacciose e fonte di ansia. Allo stato libero, quando il micio ha il sentore di un pericolo, scappa in cerca di un riparo, correndo a nascondersi o arrampicandosi in alto. Se è al guinzaglio non ha questa libertà di movimento e la mancanza di controllo potrebbe essere la fonte di un forte stress o di agitazione. Potrebbe ferirsi nel tentativo di fuga, o ferire il proprietario per liberarsi. 

L’ambiente esterno, inoltre, presenta potenziali rischi per i gatti, anche se tenuti al guinzaglio. L’esposizione a parassiti, come pulci e zecche, tossine o malattie infettive può mettere in pericolo la sua salute, soprattutto se il micio non è aggiornato sui richiami delle vaccinazioni. La presenza di oggetti appuntiti sulla strada o nascosti nell’erba o nella sabbia, come cocci, vetri rotti o lamiere, può causare ferite alle zampe o sul corpo. E ancora, nei parchi o nei campi il gatto può ingerire erbe o piante tossiche che possono causare avvelenamento.

Tra i contro, anche la stessa necessità di un addestramento. Servono tempo e pazienza per educare il gatto a indossare un pettorale e a stare al guinzaglio. Potrebbero passare mesi di preparazione prima di riuscire a fare una camminata rilassata e, in tutti i casi, non sempre funziona. Ad alcuni gatti non piace questa esperienza e non ci sono motivi per introdurre a forza questa abitudine nella loro routine quotidiana se lo stress supera il divertimento. Se non si può dedicare tempo a questo processo di formazione o se il gatto manifesta un crescente disagio, meglio trovare altre soluzioni per farlo stare all’aria aperta, come un recinto in giardino con un’area giochi, percorsi aerei con trespoli e ripiani, o un balcone messo in sicurezza con reti.

Come capire se il gatto è spaventato o a disagio

Lo stress e il disagio causati da paura, rabbia, ansia, si manifestano con reazioni caratteristiche in tutti i gatti. È fondamentale osservarle per capire come il micio stia affrontando la situazione, sia in fase di addestramento, sia quando si trova all’aperto.

Se il gatto è a disagio, oltre a soffiare e a cercare una via di fuga, si immobilizza, fissando lo sguardo su un oggetto o un altro animale, e si rannicchia come per sembrare più piccolo, o si gonfia e si inarca come per sembrare più grosso, appiattisce le orecchie, nasconde la coda tra le gambe, deglutisce ripetutamente, miagola in modo minaccioso, gonfia la coda.

Gatto al guinzaglio: che cosa fare e che cosa non fare

Per vivere questa esperienza in modo sicuro e minimizzare i rischi si devono seguire alcune regole e prendere poche e semplici precauzioni. È bene anche parlarne con il veterinario, per valutare insieme a un esperto come comportarsi con il proprio gatto e quali vaccinazioni sono necessarie. 

In generale, valgono questi consigli pratici:

• il guinzaglio non deve essere mai attaccato a un collare stretto intorno al collo. Per garantire la salute e la sicurezza del gatto bisogna abituare il micio a indossare una pettorina: questa imbracatura riduce il rischio di strangolamento ed evita fughe e svincolamenti. Si dice spesso che il gatto è fluido come l’acqua e le probabilità che riescano a sfilarsi un collare o una pettorina non adatta sono altissime. È importante quindi scegliere, tra le molte tipologie di pettorine in commercio, quella più giusta per il proprio cucciolo

• procedere gradualmente, in quanto molti gatti non sono a loro agio con una pettorina. Quando la indossano camminano abbassati con il ventre a terra, non saltano, si sdraiano e rifiutano di muoversi. Si può cercare di addestrarli con tanta pazienza e un rinforzo positivo, come un premio o una coccola, e insegnargli a camminare al guinzaglio dentro casa, per poi proseguire l’allenamento anche all’esterno (balcone, pianerottolo, cortile), tenendo presente che, in una situazione tesa, il gatto ha maggiori probabilità di agire per istinto piuttosto che obbedire a un comando

• il gatto non è un cane: non tiene il passo del padrone, ma piuttosto è il padrone che deve adattarsi alle sue modalità di esplorazione. Quindi si deve procedere lentamente, non strattonarlo, e lasciare che si prenda i suoi tempi per procedere. Per stare tranquillo il gatto ha bisogno di avere il controllo della situazione: deve valutare l’ambiente, analizzare gli odori, interpretare i suoni. In generale il gatto si sente più al sicuro nei luoghi piccoli e conosciuti e potrebbe aver bisogno di tempo per familiarizzare con spazi aperti e sconosciuti. 

• poter mettere al sicuro rapidamente un gatto è di fondamentale importanza. Si può portare con sé il classico trasportino o utilizzare zaini o borse adatti per il trasporto degli animali. In questo modo, se la situazione diventa critica, il gatto può rifugiarsi rapidamente in un luogo sicuro. Il “pericolo” può essere rappresentato da un cane in avvicinamento, o un gruppo di persone rumoroso, o anche da un martello pneumatico messo in azione. Ogni gatto, cucciolo o adulto che sia, reagisce in maniera diversa ed è necessario imparare a prevedere le sue reazioni

• conoscere il territorio dove si passeggia, in modod da sapere a che cosa si va incontro prima di portare con sé un gatto al guinzaglio, sia che si tratti di percorsi in città, sia che si decida di percorrere sentieri in montagna, spiagge o boschi. In questo modo si possono prevenire molti incidenti e brutte avventure, ed evitare situazioni potenzialmente pericolose per il micio, come l’interazione con altri animali o l’esposizione a fattori di stress, come una via di intenso traffico

• al momento non ci sono norme di legge relative al passeggio dei gatti, ma se si porta a spasso il micio di casa è utile munirlo di microchip di riconoscimento, in modo da aumentare le possibilità di ritrovarlo in caso di fughe.

Fonti 

Cornell Veterinary Medicine. Feline Health Center. What to expect when adopting a feline friend. https://www.vet.cornell.edu/sites/default/files/What%20to%20expect%20when%20adopting%20a%20feline%20friends%20-%20Accessible.pdf

Feline Behavior Problems: Aggression. https://www.vet.cornell.edu/departments-centers-and-institutes/cornell-feline-health-center/health-information/feline-health-topics/feline-behavior-problems-aggression

AVMA. American Veterinary Medical Association. Free-roaming, owned cats. https://www.avma.org/resources-tools/avma-policies/free-roaming-owned-cats

Sarah L H Ellis et al. AAFP and ISFM Feline Environmental Needs Guidelines. Journal of Feline Medicine and Surgery (2013) 15, 219–230. https://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/1098612X13477537

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