A proporre un percorso ragionato lungo questa nuova strada della ricerca è una review condotta all’Università di Maastricht in Olanda, pubblicato sulla rivista Nature Reviews Urology.
I disturbi funzionali del tratto urogenitale comprendono diverse forme cliniche come la vescica iperattiva, la cistite interstiziale o sindrome del dolore vescicale, la prostatite cronica o sindrome del dolore pelvico cronico, che presentano più di un aspetto da chiarire in termini fisiopatologici e condividono diversi tratti con i disturbi della funzione gastrointestinale come la sindrome dell’intestino irritabile e la dispepsia: oltre a condividere la medesima origine anatomica viscerale, sono altrettanto diffusi, tendono ad assumere un andamento cronico e si caratterizzano per una frequente refrattarietà al trattamento. Spesso, inoltre, i disturbi del tratto urinario coesistono con quelli gastrointestinali, lasciando intendere un’origine comune.
Anche molti sintomi come il dolore viscerale e la disfunzione del pavimento pelvico sono in buona parte sovrapponibili, a suggerire che si tratti di forme appartenenti al medesimo continuum di patologie che hanno in comune una sorta di ipersensibilità centrale d’origine nervosa che sfocia nel disturbo somatico. Proprio quest’ultimo aspetto – il possibile coinvolgimento della sfera emotiva – rappresenta la base di partenza per un nuovo filone di ricerca che chiama in causa l’ipotetico asse vescica-intestino-cervello, delineato da una review condotta all’Università di Maastricht e pubblicato sulla rivista Nature Reviews Urology.
Ansia, depressione e nevrosi alimentano i sintomi
Come sottolineano gli autori, l’asse vescica-intestino-cervello rappresenta un’ipotesi che consente di approfondire le possibili interazioni tra questi distretti dell’organismo e di comprendere meglio i meccanismi che alimentano diversi disturbi urogenitali e del tratto gastrointestinale, migliorando di conseguenza l’approccio diagnostico-terapeutico. Nella review viene per esempio fatto notare che in molti di questi disturbi funzionali la concomitanza di ansia e depressione e l’esperienza di eventi stressanti comportano un aggravamento della sintomatologia. Lo stesso vale per la nevrosi, che a sua volta può contribuire a innescare un circolo vizioso alimentato dagli insuccessi del trattamento: meno funziona la terapia più cresce la nevrosi, che va ad alimentare ulteriormente le manifestazioni sintomatiche e così via. Di fronte a queste evidenze, la nuova ipotesi suggerisce che le anomalie funzionali rappresentino una sorta di risposta a un problema emotivo concomitante – e spesso non diagnosticato – che determina una conseguente sensibilizzazione neurale e apre in questo modo la strada ai sintomi funzionali.
Necessario un approccio multidisciplinare già dalla diagnosi
Se è vero che alla base della sintomatologia possono esserci anomalie intrinseche alla vescica, possibili interazioni intestino-vescica con reciproca sensibilizzazione viscerale, squilibri neuroendocrini, attivazione del sistema nervoso simpatico o fattori come l’infiammazione generalizzata, la suscettibilità genetica e/o epigenetica, eziologie infettive o alterazioni del microbiota, gli autori della review olandese sottolineano il ruolo determinante interpretato dalla sfera emotiva e ne approfondiscono le interazioni con gli altri possibili moventi assieme ai meccanismi in gioco. Quello che emerge è un mosaico articolato e complesso in cui l’asse vescica-intestino-cervello fa da guida ideale, con importanti ricadute pratiche: prima tra tutte, la necessità di un approccio multidisciplinare già a partire dalla fase diagnostica. Soprattutto nei pazienti che continuano a presentare i sintomi anche dopo trattamenti appropriati, infatti, un modello di cure integrate che prenda in considerazione anche gli aspetti neuro-emotivi può fare la differenza.
Reference
Leue C, Kruimel J, Vrijens D, Masclee A, van Os J, van Koeveringe G. Functional urological disorders: a sensitized defence response in the bladder-gut-brain axis. Nat Rev Urol. 2017;14(3):153-163.