Per le sue caratteristiche anatomiche, fisiologiche e metaboliche, il gatto domestico è un carnivoro obbligato. Rispetto al cane, più adattabile a un’alimentazione onnivora, i gatti hanno esigenze più elevate in termini di apporto proteico totale e richiedono un adeguato apporto di taurina, acidi grassi polinsaturi a catena lunga e di vitamina A.
Per digeribilità, biodisponibilità ed equilibrio degli aminoacidi, il contenuto proteico degli alimenti d’origine animale è più elevato di quello che caratterizza gli ingredienti vegetali e sostanze come la taurina, l’acido arachidonico, l’acido eicosapentaenoico (EPA), l’acido docosaesaenoico (DHA) e la vitamina A si trovano quasi esclusivamente nei tessuti animali.
Eppure, quasi l’1% dei proprietari sottopone il proprio gatto a una dieta vegetariana e questa percentuale sale al 10% quando i proprietari sono vegani, tanto che in commercio esistono cibi per gatti privi di ingredienti d’origine animale.
Allo stesso tempo si ritiene che un’alimentazione squilibrata o carente in determinati nutrienti possa riflettersi negativamente sulla salute del gatto e anche sulla sua longevità, anche se non è mai stata dimostrata una relazione diretta con patologie specifiche, a parte il sospetto di una generica predisposizione verso alcuni disturbi, a carico per esempio del tratto urinario.
Alcuni studi hanno indagato le motivazioni che spingono i proprietari di gatti a scegliere una dieta vegetariana per il proprio animale da compagnia, facendo emergere soprattutto ragioni etico-morali di rispetto per il mondo animale, ma finora un solo lavoro ha valutato come viene percepita la salute del gatto da parte dei proprietari che fanno questa scelta.
A proporre ulteriori contributi su questo aspetto è uno studio trasversale condotto all’Università di Guelph, nell’Ontario canadese, pubblicato su BMC Veterinary Research.
La salute del gatto secondo i proprietari
Lo studio ha raccolto 1.325 questionari compilati dai proprietari. Il 65% dei gatti (età media 7,5 anni) veniva nutrito con cibo d’origine animale e il 18,2% seguiva una dieta vegetariana, mentre i restanti erano sottoposti a un’alimentazione mista. Il 60% dei gatti viveva esclusivamente in casa, mentre il 30% poteva uscire liberamente.
Secondo il 76% dei proprietari il proprio gatto non andava a caccia di prede, mentre il 16% riteneva che cacciasse. Nonostante non sia emersa un’associazione tra l’accesso all’ambiente esterno e la dieta, una percentuale più elevata di proprietari di gatti vegetariani (69%) riteneva che il proprio gatto non fosse un cacciatore o che fosse in grado di cacciare, ma che non lo facesse (12%). In ogni caso, il 35% dei gatti sottoposti a dieta vegetariana poteva uscire liberamente da casa, con probabilità quindi elevate che la dieta venisse arricchita da prede occasionali.
Riguardo alla percezione della salute, il 55% dei proprietari riteneva ideali le condizioni del proprio gatto e nel complesso il 67% le riteneva molto buone e, in effetti,, un numero minore di gatti vegetariani presentava disturbi gastrointestinali ed epatici rispetto ai gatti carnivori.
Per quanto concerne il peso, il 33% dei gatti risultava sovrappeso e il 12% era sottopeso, ma un numero molto più elevato di gatti vegetariani presentava un BCS ideale rispetto ai gatti carnivori (71 vs 54%) e un numero molto più ridotto era sovrappeso (20 vs 34%). La longevità non faceva registrare differenze tra i diversi regimi dietetici e, indipendentemente dal tipo di dieta, la sopravvivenza era in linea con le stime ufficiali.
L’ottimismo che accompagna la scelta vegetariana
Come spiegano gli autori canadesi, in uno studio precedente la stragrande maggioranza dei proprietari che avevano scelto una dieta vegetariana per il proprio gatto riteneva che questo tipo di alimentazione rappresentasse un vantaggio per la salute e la longevità dell’animale.
In un altro lavoro, nonostante la consapevolezza diffusa di un regime alimentare incompleto, meno di un proprietario su due si dichiarava preoccupato di possibili rischi per la salute. Questa percezione positiva della dieta vegetariana viene dunque ribadita e ulteriormente ampliata anche dal lavoro pubblicato su BMC Veterinary Research.
Questo, viene sottolineato, contrasta con l’opinione di veterinari e nutrizionisti che considerano controindicata per i gatti una dieta strettamente vegetale.
Al momento – viene fatto notare – la letteratura non riporta conseguenze negative certe di questo tipo di alimentazione nel gatto, anche se la mancanza di evidenze non va mai confusa con l’effettiva mancanza di rischi.
Reference
Dodd SAS., Dewey C., Khosa D. et al. A cross-sectional study of owner-reported health in Canadian and American cats fed meat- and plant-based diets. BMC Vet Res17, 53 (2021). https://doi.org/10.1186/s12917-021-02754-8