Come accade negli esseri umani, anche nel cane l’invecchiamento porta con sé il declino delle funzioni cognitive, con una progressiva riduzione delle capacità di apprendimento, della memoria, dell’attenzione, delle abilità esecutive, della responsività sociale e della curiosità nei confronti delle novità.
Come nell’uomo, anche nel cane le conseguenze dell’invecchiamento sulle facoltà cognitive assumono un peso diverso da un soggetto all’altro: ci sono infatti animali che invecchiano senza che il decadimento delle facoltà neuro-comportamentali interferisca con le loro attività quotidiane e altri che presentano alterazioni del comportamento, disturbi cognitivi e demenza assimilabili ai segni dell’Alzheimer umano.
Nella maggioranza dei casi, però, gli studi sulle conseguenze neuropatologiche dell’età avanzata sono stati condotti in laboratorio, su cani cioè allevati in condizioni particolari, e soltanto di recente si è iniziato ad approfondire questo aspetto anche nei cani da compagnia, che convivono nello stesso ambiente dell’uomo e ne condividono le abitudini, con gli stimoli cognitivi che questo comporta.
Oggi si ritiene che proprio i cani da compagnia rappresentino il modello più adatto per studiare il declino neurologico che accompagna l’invecchiamento e individuare le opportune contromisure.
È infatti su un gruppo di cani da compagnia che è stato condotto uno studio dell’Università di Vienna, pubblicato su PLoS ONE, con l’obiettivo di valutare gli effetti di una dieta appositamente arricchita e dell’addestramento continuo sulle alterazioni comportamentali che si verificano con l’invecchiamento.
La dieta arricchita e il training non rallentano il declino cognitivo
Il lavoro austriaco, controllato e randomizzato in doppio cieco, ha coinvolto 119 cani da compagnia di diverse razze – età media 9,1 anni, peso medio 22 kg – che sono stati sottoposti a una batteria di test cognitivi e sono stati alimentati per un anno con la stessa dieta.
Il regime alimentare comprendeva riso, pollame e derivati, grano, mais, glutine di mais, idrolizzato di fegato, polpa di barbabietola, minerali, vitamine, glutine di frumento, psyllium; i cani sono stati randomizzati in due gruppi: in un gruppo al riso sono stati aggiunti antiossidanti, DHA, fosfolipidi e triptofano (dieta test), all’altro no (dieta di controllo). Dopo un anno è stata ripetuta la batteria di test cognitivi.
Per valutare lo stato cognitivo, all’inizio dello studio è stato utilizzato il questionario VCCB (Vienna Canine Cognitive Battery) anche in una versione modificata (MVCCB) per misurare l’attenzione, l’apprendimento e la memoria, oltre al VIDO-PET (Vienna Dog Personality Test) per la personalità.
Dopo un anno di trattamento dietetico è stato applicato il questionario MVCCB 2 per valutare gli effetti dell’età, dell’allenamento permanente e della dieta su diversi parametri del comportamento e del declino cognitivo. Il livello di addestramento di ogni animale è stato invece calcolato utilizzando un questionario compilato dai proprietari.
Necessari ulteriori approfondimenti nel contesto real world
In contrasto con i risultati degli studi condotti sui cani in laboratorio, nei 94 cani che hanno completato la valutazione il lavoro austriaco non ha fatto registrare alcun effetto né della dieta arricchita né del training continuativo sul declino cognitivo legato all’età, che è emerso per parametri come le abilità esecutive, la responsività sociale, l’intraprendenza e l’autonomia.
In pratica, si tratta di una conferma che il ruolo della dieta e dell’addestramento come possibili fattori in grado di rallentare il decadimento cognitivo da invecchiamento vanno approfonditi soprattutto nel contesto real world del cane da compagnia. E per questo, come sottolineano gli autori, sono necessari ulteriori studi.
Fonte
Chapagain D, Wallis LJ, Range F, Affenzeller N, Serra J, Virányi Z. Behavioural and cognitive changes in aged pet dogs: No effects of an enriched diet and lifelong training. PLoS One. 2020;15(9):e0238517. Published 2020 Sep 16. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0238517